
Renzo Botter:
il mio lavoro, il mio mondo
Roberto è una persona corretta, che stimo e con la quale si è creato un rapporto amichevole.
Collaboro con lui dall’inizio e lo faccio con molto piacere. Più di una volta è capitato che portassi direttamente io, in furgone, le forniture. Quando si crea un certo tipo di rapporto, basta una telefonata.


Quando è nata Connection, molto probabilmente ero nello stesso posto in cui sono adesso, ovvero nel mio ufficio. L’azienda si trovava in via Treviso a Silea, un capannone di 2000 mq che dopo un po’ ha iniziato a starci stretto. Rispetto a 25 anni fa, siamo cambiati noi, è cambiato il mondo. La mia azienda si è internazionalizzata, ma la mia routine è sempre la stessa. Sveglia alle 5 e alle 6 sono a lavoro.
Con i miei fratelli, siamo partiti da zero. Zero vuol dire zero. Io ero il più piccolo. Nel primo periodo, anziché portar soldi a casa, ho continuato a investire nel mio sogno. Volevo di più. E ci ho sempre creduto. Fare sacrifici fa parte della mia vita, del mio carattere, mi sembra normale così. Sono cose che hai dentro, caratteristiche che vedo anche in altri imprenditori della mia generazione. In anni diversi, forse anche più difficili, noi eravamo sempre in azienda, fino alle 10 di sera. Senza passione, non vai da nessuna parte.
All’inizio si faceva un po’ di tutto. Produzione, vendita, manutenzione delle fabbriche… Eravamo 5 fratelli e ognuno seguiva un po’. La grande sfida è stata fare il passo successivo. Abbiamo rivoluzionato il nostro modello, intercettando per la prima volta i distributori. Così, un giorno, abbiamo creato il nostro primo listino. Era disegnato a mano, una cosa molto artigianale, completamente fatto in casa. Ce l’ho ancora quel pieghevole da qualche parte.
Il posto che mi trasmette più energia è il mio capannone, ci abbiamo messo anni per averlo. È la mia abitazione principale. Vado in ferie qualche giorno all’anno, ma ho subito voglia di tornare.
Su un’isola deserta porterei del materiale per scappare via.
O costruirei qualcosa con quello che trovo sul posto. Ma di sicuro scapperei, non posso stare senza far niente.
Dal mio papà ho imparato che bisogna essere pronti al sacrificio e che, se hai uno scopo, nulla di ciò che fai è un peso. Lui non parlava molto e anch’io ai miei figli non do molti consigli. È attraverso l’esempio che si trasmettono gli insegnamenti più importanti.